mercoledì 30 novembre 2011

Arkham City, alti e bassi dell’ultimo Batman



Immaginiamo una città trasformata dalle norme in qualcosa senza norme. Un esperimento di ordine sociale che passa dall’abolizione dell’ordine stesso: la consegna al caos. Benvenuti nell’ultimo videogame di Batman, Arkham City, considerato dalla critica tra i migliori del 2011. Nella trama e nella sceneggiatura riflette la filosofia tipica del fenomeno Batman, molto chiaramente espressa dall’ultimo film. L’ambivalenza del bene e del male, dell’ordine e del caos, in senso psicologico, sociale e politico.

È la politica, appunto - distorta e corrotta - a essere il presupposto di tutto quello che avverrà nel gioco. Il nuovo sindaco di Gotham, per un tornaconto personale che si rivelerà dopo, decide di chiudere tutte le strutture penitenziare e di creare una città con un unico scopo: essere un’immensa prigione a cielo aperto. In realtà è molto di più. I criminali sono abbandonati a se stessi; le super guardie, con poteri illimitati, hanno solo il compito di non farli uscire. Alte mura isolano la città-prigione dalla città-normale. Il capo ufficiale agisce nell’ombra e la dice lunga che sia Dr. Strange, vecchia conoscenza di Batman: uno psicologo criminale.

Ben presto è la legge del più forte, dove i super-criminali (Joker, Due Facce e il Pinguino) riescono a diventare i signori impliciti della città e in guerra tra loro, con le rispettive bande. Questa tripartizione mantiene poco però le promesse iniziali (uno dei punti deboli di una sceneggiatura imperfetta), perché il vero anti-protagonista è Joker: dall’inizio fino all’ultimo momento del gioco.
La vera contrapposizione è quindi un’altra: Batman-Joker, da una parte (due facce di una stessa medaglia) e il potere, che a differenza di Joker non ha alcun fascino e persegue i propri obiettivi con cinismo calcolatore.

Quale? Lo si scopre verso la fine: la città-prigione è un esperimento che la politica vorrebbe esportare altrove, come soluzione finale contro il crimine più ostico. Alla fine le autorità infatti bombardano la città per eliminare tutti, dopo averli allontanati dagli occhi della popolazione normale. Insomma, una versione un po’ rozza e naif dello stato di eccezione, del filosofo nazionalsocialista Carl Schmitt: un posto dove ogni regola è bandita, perché il potere possa esprimersi direttamente sugli abitanti. Batman: Arkham City. Qui il gioco perde un’occasione di profondità: non va a fondo nel descrivere a che cosa serva quest’esperimento (semplice brutale eliminazione fisica? Dr. Strange non potrebbe anche sfruttarlo per uno studio “ nazista” delle menti criminali?). Ma forse sarà più chiaro nel prossimo episodio di Batman.

Le vette della sceneggiatura sono raggiunte altrove, nel rapporto Batman-Joker, peraltro restando nel solco della tradizione di questi personaggi. Fin dall’inizio sono strani alleati. Joker infetta Batman con una trasfusione del suo sangue malato. Simbolicamente, si ribadisce così l’idea che sono due figure contigue.

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